Nebbiosi. Dalle nebbie dei più profondi pensieri nasce questa composizione di diversi materiali e colori.
I colori si affacciano timidi, leggeri, vibranti sulla tela, per dare forza, per sostenere il potere materico delle ombre presenti. Ho voluto rappresentare, con diversi materiali (cera, gesso, cemento, colori acrilici) il processo di formazione di una idea nella nostra mente. Una nebulosa che prende forma e sostanza. Lo stato della mente, nel momento in cui i pensieri, come ombre, si affacciano e compongono queste macchie, come un ragionamento che si concretizza, si muove leggero, fluisce da un punto all’altro di ogni tela, per poi comporsi in una unità compatta e solida.
Hazy. From the mists of the deepest thoughts born this composition of different materials and colors.
The colors look timid, light, vibrant on the canvas, to give strength to support the material power of the shadows present. I wanted to represent, with different materials (wax, plaster, cement, acrylic paints) the process of forming an idea in our minds. A nebula takes shape and substance. The state of mind, in the moment in which thoughts, like shadows, face and make up these spots, such as a reasoning which is realized, moves light, flows from one point to another of each canvas, to then be composed in a compact and solid unit.
Penso alla tela come ad uno spazio in cui riversare la mia creatività e sensibilità. In modo asimmetrico, i colori danzano con la materia, intrecciandosi con linee tracciate da corde o fili di rame, ottone o acciaio.
Le corde fissano, tengono unite, le varie parti dell’opera, creando un insieme armonico e collaborativo.
Spazi surreali richiamano alla mente le texture della natura. Natura che è alla base dell’esistenza dell’uomo, una madre che dona vita ed ispirazione all’artista. Natura come forza creativa e creatrice, che dona all’autrice stessa delle opere le materie con cui realizzare le proprie idee, prima solo idealizzate.
Cerco di creare opere che coinvolgano più sensi, non solo la vista. In questo caso, elementi che la natura ci ha donato, come la sabbia e la polvere di quarzo, riescono a dare tridimensionalità, porosità, alla tela, che sembra viva. Io amo l’idea che la tela sia viva, nella sua staticità, perché contiene elementi vivi e naturali.
Io vedo la tela come uno spazio vitale che riassume i segni, i colori, i simboli del nostro mondo. Uso una sorta di decomposizione – divisionismo astratto, per interpretare i vecchi ed i nuovi problemi dell’uomo: antichi materiali, come il rame ed il fero, si uniscono a nuovi materiali, come il silicone ed i colori acrilici. Il rapporto tra uomo e natura, grande binomio universale, è il soggetto del mio lavoro. Tramite il mio lavoro, cerco di recuperare il lato più umano ed empatico dell’arte, fatta dall’uomo per l’uomo. Arte che nasce dalle mani dell’uomo, creata dai materiali che la terra ci ha donato.
I think the canvas as a space in which to pour my creativity and sensitivity. Asymmetrically, the colors dance with matter, intertwined with lines drawn by strings or wires of copper, brass or steel.
The strings attach, hold together the various parts of the work, creating a harmonious and cooperative set.
Spaces surreal reminiscent of the textures of nature. Nature which is the basis of human existence, a mother who gives life and inspiration to the artist. Nature as a creative force and creative, which gives the author of the works the materials wherewith make ideas real, before that moment only idealized. I try to create works that involve more senses, not just sight. In this case, the elements that nature has given us, such as sand and quartz powder, can give three-dimensionality, porosity, to the canvas, which seems alive. I love the idea that the canvas is alive, in its stillness, it contains elements alive and natural.
I see the canvas as a living space that sums up the signs, colors and symbols of our world.
I use a sort of decomposition - abstract pointillism, to interpret the old and the new problems of man: the old materials, such as copper and iron, are combined with new materials, such as silicone and acrylic paints. The relationship between man and nature, the great combination of universal, is the subject of my work. Through my work, I try to retrieve the human side and empathetic of art, made by man for man. Art that comes from the hand of man, created from the materials that the earth has given us.
Scanavino io mani, un racconto per immagini del 1971 (Edizioni L'Uomo e l'Arte) firmato a quattro mani (perdonate il gioco di parole) da Enrico Crispolti ed Alain Jouffroy, con l'ovvia complicità dell'artista, che ha inciso in modo molto particolare nella mia formazione intellettuale. Ora, nel lavoro di Margherita Calzoni ritrovo forte ed incisivo quel senso della presenza delle mani. La mano è l'attore della rappresentazione denominata “quadro” e identificata con la “superficie”, un piccolo “teatro”, circoscritto, nel quale viene mostrato il gesto e attraverso questo il segno. Noi non siamo chiamati a vedervi un prodotto, a pensarlo ed assaporarlo, ma a rivedere, identificandolo e godendone, il movimento che vi è pervenuto, che vi è stato “condotto”. E' come se davanti ai nostri occhi quella mano, quelle mani tornassero a danzare, scivolando da un pas de deux a momenti più corali.... Quel movimento lascia dei segni, dei tratti che servono a definirlo, a nutrirlo di significato, a codificarlo. In un certo senso è come se la pittura si “limitasse” ad essere scrittura, una scrittura di tipo ideografico dove il “tratto” della mano - quello che in paleografia viene chiamato ductus - ha la massima importanza. Sensazione evidente se si guardano in particolare i disegni. Margherita Calzoni costruisce un proprio “alfabeto”, un proprio universo segnico, nel quale affiorano memorie e sedimenti visivi, provenienti in particolare dall'area della pittura aniconica, accanto a presenze simboliche, “elementi particolari, anche esotici, provenienti da paesi stranieri, proprii di diverse identità culturali o, come i simboli matematici, segni universali, che hanno lo stesso valore per ogni persona al mondo, indipendentemente dalla lingua e dalla nazionalità”.(1) Presenze della contemporaneità e della globalizzazione, ma anche della materia, informe e dai codici differenti, “presa in prestito” per essere “forgiata” e decontestualizzata. La materia è l'altro elemento fondante del binomio sul quale la Calzoni costruisce la propria ricerca. Per sua stessa ammissione, esplicitata in un altro dei suoi scritti, la materia è elemento imprescindibile della sua pittura: gesso, corda, carte di ogni tipo, giornali, catrame, garze e quant'altro, da stratificare ed amalgamare con colle, stucchi, vernici, per “spiazzare” il quadro, dargli corpo e tridimensionalità. Già, il corpo...., non so se Margherita ne ha consapevolezza ma io non “sento” contraddizione tra i fogli segnati da tratti morbidi e movimenti leggeri di colore e i lavori (come Bronzo, Sforzo meccanico o Migrazioni) dove insistono l'accumulo o la traccia marcata. E' lo stesso tipo di tratto a governare, e attraverso quel tratto il medesimo corpo. Come ebbe a scrivere Roland Barthes “il tratto, per quanto soffice, leggero o incerto, rinvia sempre a una forza, a una direzione: è un energon, un lavoro, che invita a leggere la traccia della sua pulsione e del suo dispendio. Il tratto è un'azione visibile.”.(2) E inimitabile: di fatto il corpo dell'artista, i suoi lasciti, non saranno mai i nostri, se non nel gioco sottile della seduzione, che “si consuma” nello scambio previsto dal mercato, dall'acquisto di quel tratto.
Ma torniamo a bomba. Un altro elemento, apparentemente non codificato, insorge in questo lavoro: tra le serie di foto d'arte ce ne sono alcune che hanno come soggetto un occhio, l'occhio destro dell'artista.... La sua presenza è indice della ragione %u2018evidente', della permanenza, all'interno del linguaggio, di un'idea di “richiamo all'ordine”, di elementi che danno rigore, “senso geometrico” ed “equilibrio” al quadro. Questo il significato delle linee, spesso materiche, tattili, talvolta veri e proprii volumi, che “attraversano” molte opere. Segno e materia, nel loro costante rinvio alla mano, costituiscono dunque la parte “mancina” di questo corpo, la sua anomalia linguistica, mentre la linea è proiezione dell'occhio, della razionalità visiva che prova a mettervi un po' d'ordine.
L'arte informale irrompe in questo scenario con una molteplicità di echi che Margherita Calzoni mostra di aver assimilato. Citarli tutti non farebbe che appesantire inutilmente la nostra capacità di vedere. E' sufficiente segnalare tre nomi: Tobey, Hartung e Scialoja, tre vertici ideali entro i quali risulta iscritto il triangolo creativo dell'artista. La dimensione del colore e la “sottile visione del mondo”, per usare un'espressione del Tao, che lo percorrono, concorrono, insieme con segno e materia, a comporne la peculiarità. Il colore è “supporto” del linguaggio, preesiste al segno, al graffio e alla materia e allo stesso tempo li suggella: fa parte integrante della texture della superficie ma allo stesso modo la evidenzia, velandola. E' un colore che unifica i vari modi del suo esistere - intenso o delicato, pastoso o fluido, deciso o incerto - nel piacere del gesto che lo fa accadere, che lo fa essere.
Su questo supporto il quadro si da lo status di documento delle paure dell'uomo e dei suoi desideri: all'interno di questa dicotomia oscilla, fluttua costantemente, tra memorie, evocazioni di segni “di natura”, movimenti che si ripetono (le stereotipie moderne?) e linee che scivolano via da una loro possibile definizione matematica scegliendo l'appartenenza all'ambito dell'errore, della disgrazia, solo apparentemente incomprensibili.
La pittura informale non è una corrente artistica, è un modo di essere, neanche una moda, è una situazione di crisi dell'arte.
Per questa ragione tra i pittori dell'ultima generazione un posto non secondario è riservato a Margherita Calzoni.
Nelle sue opere si evidenzia una tumultuosa azione gestuale che appartiene al periodo del dopoguerra che fino ad oggi è definita pittura informale.
Il supporto tela diventa territorio di scontro, il segno istintivo si fonde con la materia fatta di gesso, carta, cocci, corde ecc., che invadono lo spazio della tela.
Il colore puro è stato soppiantato da grumi informi, la materia non abbellita, anzi crudelmente rappresentata diventa realtà stessa.
Constatare che un'artista giovane in questo preciso periodo storico si ponga il problema di esplorare e rivisitare con consapevolezza un periodo artistico datato come la pittura informale per immergersi nelle viscere del magma della materia, come propria presenza nel fare del nostro vivere quotidiano, ci fa sperare nella propria libertà creativa.
“....Ogni epoca, ogni movimento,ogni artista fa la sua scelta nel passato, fa vivere di nuova luce un momento della storia delle forme, consente una inedita lettura; e, per tal modo, ecco se l'arte degli antichi maestri mostra ragioni celate, nuovissime che nessuno aveva ancora vedute, anche la ricerca dei nuovi, la ricerca della forma nuova se ne rafforza, se ne consolida, e prende nuovo valore...” (Luciano Anceschi)
Con questa premessa Margherita Calzoni coglie quel fare pittorico che faceva parte delle poetiche dell'informale, quel linguaggio non definito a priori, non progettato ma anche non unitario, così si comprende che è l'opera stessa nel suo farsi, la forma nella sua fenomenicità a non essere più il fine dell'arte, ma una possibilità-tramite. Il pensiero che l'arte è ancora oggi è un modo morale di risvegliare le coscienze degli uomini non è un ipotesi ma una realtà dichiarata .Segno, gesto e materia una forte visceralità nella ricerca della verità del vivere, questo si coglie nelle opere di Margherita Calzoni, la materia assume le sembianze più profonde di ogni cosa reale, il gesto diviene scontro conflittuale, uno specchiato del nostro presente, i lavori eseguiti su tela che a volte formano dei trittici che diventano territori di attrazione e repulsione ,impronte segnate da forti turbolenze esistenziali.
Il rinnovamento dell'organismo artistico dunque può avvenire soltanto nella fatica del guardarsi dentro di sé senza apparenze convenzionali. La pittura di Margherita Calzoni scaturisce l'embrione da cui nasce la vita e la morte della materia immobile. un forte richiamo agli aspetti primari della natura e dell'inconscio un rimando evocativo verso un immaginario ricco di spunti ,dove le percezioni si realizzano nei materiali creando quel disordine che è l'anima della rappresentazione, per una nuova epifania dove possono nascere quelle forze di espansione per una dimora - germinante.
Pura e grezza materia che viene elaborata, piegata, contraffatta, contorta, rivoltata dal volere di Margherita Calzoni.
La sua decisione, il suo carattere inquieto, le sue paure ed ansie, si scoprono in ogni ansa di materiale, in ogni schizzo di colore, in ogni evoluzione di silicone.
Ricercare effetti tridimensionali non è lo scopo primario nel lavoro di Calzoni, creare ombre, luci è lo scopo: luce ed ombre, calore e freddo, sicurezza ed incertezza, tutte emozioni e sensazioni che si vivono quotidianamente.
Perché avvicinarsi ad una opera di Margherita Calzoni?
Perché ci si ritrova se stessi, in una vostra esperienza vissuta, forse non lontana nel tempo, come nello sconforto che provate quando siete soli, nell'orrore quando vedete immagini di guerra, nella pietà che provate quando vedete un malato, nell'arrabbiatura che provate quando vi fregano il parcheggio...
Avvicinarsi per vedere una realtà espressa in modo diverso, in ogni evoluzione, contorcimento; ritrovare una parte di se stessi in ogni macchia di colore, in ogni vuoto, in ogni linea.
E poi, come al solito o almeno si spera, ci sarà sempre l'ottimista che vedrà fiori e frutta e ridenti pascoli in queste opere...oppure no?
Margherita Calzoni è una giovane artista che vive l'esperienza pittorica con la curiosità ed il desiderio di sperimentare ciò che ha conosciuto nel tentativo di trovare un medium comunicativo che valorizzi le sue aspettative e la sua indagine conoscitiva.
I suoi quadri si orientano nella scelta dell'informale, senza cariche cromatiche eccessive o di puro divertissement di tipo materico : è l'informale concettuale dove si incontrano le linee del rigore compositivo con le linee della ideazione.
La sua ricerca si rivolge alla comprensione della modernità, dell'essere moderno per sentirsi “valore” in una quotidianità della dispersione e della disperazione. E' una risposta positiva alla cultura del disordine: la sua creatività risponde alla sua formazione scientifica, dove l'armonia e l'equilibrio diventano gli assi inscindibili per non cadere nell'”eterno ritorno dell'uguale”, anzi, nel ri-trovare soluzioni di originale significazione, quasi una risposta al dilagante conformismo del post-moderno. In un'epoca defuturizzata la pittrice Margherita Calzoni ci vuole rasserenare con le sue luminosità e i suoi tracciati a contrasto, fatti di linee che imprimono sullo spazio visivo gli interrogativi più profondi dell'essere e dell'esistenza.